By: Maria Vera Morichi
Categorie: Esperienze di viaggioPubblicato il: 05/12/2025
Impressioni, emozioni, colori e momenti di un viaggio affascinante

C’è un gruppo di motociclisti uniti da una passione indescrivibile- tendente alla venerazione  – per la moto, per una BMW, meglio se GS. I motociclisti in questione, fanno parte del BMW Motorrad Club Pesaro e, accompagnati anche dalle proprie compagne, decidono di oltrepassare i limiti del territorio italiano per esplorare nuovi territori… rigorosamente in moto, o meglio ‘religiosamente solo ed esclusivamente’ con le proprie moto.
Memori di una esperienza indimenticabile vissuta lo scorso anno durante il viaggio nel Marocco del Sud, sempre accompagnati da MOTORIZZONTI e dal mitico Valter & co, decidono di voler ripetere quelle emozioni…
Si concretizza la mèta: quest’anno è la Tunisia!

Ecco, di questo gruppo di 21 persone faccio parte anche io, una cosiddetta “zavorrina”, termine amabile per definire il passeggero (pure se fosse di sesso maschile) per dirla con una battuta ahahah.
La partenza di sabato 11 ottobre è un po’ scioccante: sveglia alle 5 del mattino, ritrovo alle 6.00 perché “ALLE SEI E MEZZA SI PARTEEEE”, visto che l’imbarco a Genova è previsto per le 15.00 e dobbiamo arrivare entro le 11.00.
Ci imbarchiamo, ci sistemiamo, scatta la ‘bisca’ prima di subito a piccoli gruppi per ingannare il tempo: in pratica è un giorno di viaggio.
La traversata è tranquilla, il mare ci è amico, arriviamo a Tunisi nel tardo pomeriggio, raggiungiamo l’albergo e, prima di cena Valter indìce il primo dei tanti briefing per spiegare tappa e organizzazione del giorno dopo.
L’indomani mattina la bussola ci indica il Sud, e così dopo un lungo trasferimento, arriviamo a visitare l’anfiteatro romano di El Jem sotto un sole cocente e 31 gradi assolutamente inusuali per il periodo. Pranziamo da ‘Mario’ che è ras indiscusso della zona, e subito dopo raggiungiamo Sfax, tappa intermedia per poter arrivare a Tataouine dove insiste lo Ksar Ouled Soultane, che è un granaio fortificato costruito dai berberi nel quindicesimo secolo, uno dei più belli e meglio conservati della Tunisia. Talmente ‘bello e lunare’ che è stato anche set di Star Wars e dove scattiamo un milione di foto visto il fascino e la bellezza del luogo.
Va precisato che le foto si scattano solo ed esclusivamente al simultaneo grido di “merdinaaa” che sostituisce il vecchio e obsoleto “cheese” per attivare i muscoli facciali obbligandoli a simulare il sorriso, solo che così diventa un sorriso sincero.
Dopo aver visitato anche il villaggio berbero di Chenini con strade meravigliose, e indossata la maglietta celebrativa di questo viaggio – come richiede l’usanza di club – si prosegue in direzione dell’oasi di Ksar Ghilane dove pernotteremo al campo tendato alle porte del deserto del Sahara tunisino, passando per la strada degli Ksar e per Matmata. Ecco qui, proprio all’incrocio della strada per Douz, insiste un “caffè” dove è consuetudine fermarsi per lasciare un “segno del proprio passaggio” firmando con un pennarello il proprio nome nei muri della piccola costruzione, e consumare un caffè o un immancabile té alla menta servito da una famiglia che abita proprio lì dietro.

Non dimenticheremo mai i bambini che ci hanno accolto con occhi meravigliosi e sorrisi dolci, ospitali ed incantevoli, e che ci hanno molto emozionato.
Riprendiamo la strada con qualche “luccicone” che si scorge dal casco, e arriviamo a Ksar Ghilane , dove veniamo catapultati in una dimensione a dir poco avventurosa. Questo accampamento fisso che si chiama Hotel Pansy (ma non farti ingannare dalla parola “Hotel”), si trova al centro dell’oasi ed è accanto ad una sorgente naturale incantevole; un laghetto con acqua solforosa a 32 gradi dove ovviamente tutti ci buttiamo: davvero incredibile pensare di essere già dentro il deserto del Sahara mentre sguazzi in un piccolo laghetto, per di più di acqua tiepida… che quasi quasi sembra di essere a Saturnia!
Nell’accampamento, ogni “stanza” è una tipica tenda berbera, con tutti i confort…, ma attenzione, è pur sempre una tenda e si richiede comunque un po’ di spirito di adattamento… lo stesso richiesto per alzarsi alle 5 del mattino, salire su un quad e attraversare le dune, per arrivare a quello che rimane dell’antico fortino e riuscire ad ammirare il sorgere del sole in mezzo al deserto. Esperienza davvero indimenticabile: la natura offre uno spettacolo portentoso in uno scenario commovente che lascia senza parole e che godiamo appieno.
Ripartiamo da Ksar Ghilane in mattinata e ci dirigiamo verso Tozeur, per proseguire verso il lago salato Chott El Jerid, che è una delle saline più grandi del mondo, ed è affascinante sia per la vastità, o meglio immensità, che per i colori. La superficie del lago è ricoperta da una spessa crosta di sale, che crea un paesaggio surreale tipo “Mad Max”: noi ci siamo arrivati nel pomeriggio con una luce particolare che rendeva il lago bianco scintillante e cangiante allo stesso tempo. Ci raccontano che da queste parti si verifica il fenomeno della “Fata Morgana” che porta i viandanti a vedere miraggi, un’illusione ottica che fa apparire distorti o galleggianti o allungati gli oggetti lontani.
Valter “Capofila” dice che è percorribile, ci si può addentrare con le moto… a quel punto scatta l’effetto “parco giochi” e i motociclisti iniziano a scorrazzare in lungo e in largo con annesse gara di velocità e derapate… c’è della gioia allo stato puro nei loro visi divertiti da quelle scorribande… ma pian piano inizia ad imbrunire ed è tempo di ripartire: “ANDIAMOOOO”
Arriviamo in albergo a Tozeur e il giorno successivo ci dirigiamo verso le oasi di montagna Chebika e Tamerza: qui il deserto è roccioso, il paesaggio è lunare anche se il colore dominante è l’oro. Le fitte e rigogliose palme che custodiscono inaspettati ruscelli sono di un verde caldo e in questo periodo sono cariche di squisiti datteri, che vedi ovunque: nelle bancarelle per strada, nelle ceste pronte per essere esportati, o stipati sui furgoncini che li portano dalla piantagione a… chissà dove.
In questa parte di deserto roccioso, c’è la strada di Rommel, che prende il nome dal generale tedesco della seconda guerra mondiale, noto come la “Volpe del deserto” che è davvero strepitosa: un tratto in cui tra sali e scendi, si passa attraverso canyon, altipiani e rocce che sono state modellate dal vento con panorami spettacolari: non una strada, ma una vera e propria pista, un paradiso per i motociclisti! Si saprà, a posteriori, che molti sarebbero tornati indietro per ripercorrere quella strada fantastica più volte.

Il penultimo giorno risaliamo verso il Paese per arrivare nella città sacra di Kairouan, la quarta dopo la Mecca, Medina e Gerusalemme. Qui visitiamo la Grande Moschea, e qui finalmente mangeremo il “cous cous” quello vero! Ma il pranzo va guadagnato! …e così, seguendo un local amico di Valter, prima di mangiare, visitiamo l’antico Souk dove le case sono bianche e sulle facciate spiccano persiane e porte blu: un irresistibile e labirintico groviglio di viuzze e traverse che lo rendono sicuramente caratteristico e quasi inaccessibile se non sei adeguatamente “scortato”.
È giunto il momento di fare rotta verso Tunisi, visto che ci aspettano 450 km di strada, e poiché l’ultimo giorno del viaggio è libero, programmiamo di andare a visitare il meraviglioso e sorprendente Museo del Bardo. Ma cosa puoi aspettarti da un gruppo di motociclisti? Che anche se prendono il taxi, non potendo guidare loro, inducono i tassisti ad ingaggiare una gara di velocità e sfrecciare per le strade trafficate e congestionate di Tunisi tra sorpassi e gestacci tra macchine per decretare il vincitore! Ridono anche loro che hanno capito tutto.
Giunge così il momento di tornare e il viaggio termina con un altro viaggio: quello in nave per rientrare in Italia.
Ma dopo dieci giorni sempre insieme, ti accorgi che non hai fatto solo strada o visto luoghi fantastici, non sei andato solo in moto: dopo dieci giorni insieme rimane la condivisione di una passione genuina e sincera che unisce, coinvolge. E capisci che in realtà il viaggio non è finito e forse… non finirà.